giovedì, maggio 03, 2007

Goccie di rugiada

Lei era seduta accanto alla finestra e guardava la pioggia scendere mentre io facevo finta di leggere uno dei tanti libri senza parole.
Il rumore della pioggia allietava il disegno del suo viso, contorni d'avorio, ed i miei pensieri si perdevano nell'infinita bellezza che il cuore riusciva a percepire, come in un disegno di un bambino, eravamo rinchiusi in quella stanza aspettando qualcosa che prima o poi dovesse succedere, qualcosa che ci scuotesse da quel leggero torpore delle nostre menti.
Un segno, un gesto, un fulmine a ciel sereno che illuminasse il buio che si era formato tra noi, ormai eravamo persi e credo che niente potesse ridestarci, ormai il sole era spento e tutto era futile.
All'improvviso il telefono squilla, lei non si scompone, io rispondo con leggera indifferenza:
"Pronto? Sei tu allora tutto è stato fatto? A che ora ci dobbiamo vedere? Hai chiamato anche gli altri? Perfetto ci vediamo domani all'una, alla stazione"

Il tempo del giusto e del vero era passato, ora toccava a noi salvare le nostre misere esistenze, quello che doveva essere fatto si stava per realizzare, non avevamo alternative, era l'unico modo per salvare le nostre povere anime.
Il giorno era vicino e noi eravamo pronti.

(Questo potrebbe essere l'inizio per un racconto che non so se mai continuerò a scrivere...)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Io fossi in te lo continuerei!

un saluto*