venerdì, ottobre 27, 2006

Realtà parallele

Viviamo in un mondo dove le nostri menti vengono plasmate da falsi e sconnessi miti, persone diverse ci dicono cosa fare, cosa pensare e come vivere.
Sto cercando di allontanarmi dalla massa, voglio un pensiero tutto mio eppure non posso fare a me di inciampare nella realtà.
Siamo così stupidi? Ci credono così stupidi?
Ci stanno dando in pasto all'ignoranza, e un mezzo con cui lo stanno facendo è la televisione, una aggeggio infernale, dove storie di altre vite ci coinvolgono più della nostra stessa vita.

Il sesso è un altro mezzo che ci propinano per "non pensare", si fa sesso, si guarda il sesso, come se fosse la cosa principale:
"se non fai sesso non sei nessuno"
"se fai sesso con una sola ragazza non sei nessuno"
"se non sei superdotato non sei nessuno"
Se... una volta non era così, una volta si era qualcuno solo con il pensiero, con la voglia di lottare, e le cose non sono cambiate molto perchè ci sono ancora molti motivi per lottare e aiutare.

Cerco di dare un senso agli ultimi neuroni di pensiero che mi sono rimasti tuffandomi nelle pagine del passato, dove le parole sono state scritte con il sangue.

Questa estate una ragazza guardadomi (non mi conosceva ancora) mi ha detto:
"sembri un profeta".
Ma non lo sono ho quasi 31 anni e dentro sono come un bambino che ha il cervello fragile come un guscio d'uova, ho bisogno di sapere, ho bisogno di imparare, ho bisogno di rinnegare le false promesse di politici malsani.

La realtà, per la maggior parte di noi, non ci tocca, ci siamo dimenticati di chi soffre la fame, di chi cerca di portare un pezzo di pane alla famiglia, persone oneste che vivono nella miseria, ma che per loro sfortuna non fanno più notizia.

Discendo da una famiglia di contadini, l'amore per la terra scorre nelle mie vene, come un eredità inviolabile, spero che un giorno potrò scappare da questo mondo per rifurgiarmi in una casa in campagna, se mai ne resterà qualcosa della campagna.

Questa poesia la recitavo da solo all'età di 12 anni, quando i miei coetani erano alle prese con i primi amori, io ero alle prese con la mia mente cercando di capire cosa non andasse in me:

Noi siamo i figli

Noi siamo i figli dei padri ammalati:
aquile al tempo di mutar le piume,
svolazziamo muti, attoniti, affamati,
sull'agonia di un nume.

Nebbia remota è lo splendor dell'arca,
e già all'idolo d'or torna l'umano,
e dal vertice sacro il patriarca
s'attende invano;

s'attende invano dalla musa bianca
che abitò venti secoli il Calvario,
e invan l'esausta vergine s'abbraccia
ai lembi del sudario...

Casto poeta che l'Italia adora,
vegliardo in sante visïoni assorto,
tu puoi morir!... Degli antecristi è l'ora
Cristo è rimorto!

O nemico lettor, canto la Noia,
l'eredità del dubbio e dell'ignoto,
il tuo re, il tuo pontefice, il tuo boia,
il tuo cielo, e il loto!

Canto litane di martire e d'empio;
canto gli amori dei sette peccati
che mi stanno nel cor, come in un tempio,
inginocchiati.

Canto le ebbrezze dei bagli d'azzurro,
e l'Ideale che annega nel fango...
Non irrider, fratello, al mio sussurro,
se qualche volta piango:

giacché più del mio pallido demone,
odio il minio e la maschera al pensiero,
giacché canto una misera canzone,
ma canto il vero.

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